Sul futuro del Liceo
Marconi
Dopo la chiusura della
bella mostra “San Miniato città-scuola”
di palazzo Grifoni, si sono letti
vari interventi in merito al Liceo
Marconi. Alcuni sostengono che si debba
ricostruire nei pressi del centro
storico.
Io sono d’accordo! La mia posizione è stata chiara fin da quando
la Provincia fu costretta a decidere lo spostamento a San Donato. Non ci sarebbe bisogno di
riaffermarla.
Si leggono però, a
volte, ricostruzioni un po’ approssimative di tutta la vicenda, posizioni puramente campanilistiche, valutazioni fatte
solo sull’onda dell’antipolitica che pervade oggi il nostro Paese.
Con questa mio intervento intendo dare un contributo al
dibattito, facendo un po’ la storia di
quella “emergenza” e degli impegni che assumemmo come Amministratori pubblici.
Nel corso del 2007 l’ Amministrazione provinciale iniziò
una ricognizione degli edifici scolastici di sua competenza per verificarne la
“sicurezza”.
Nel maggio 2008 ci
comunicò che lo studio era stato completato. I problemi maggiori erano non
tanto di natura idrogeologica, ma riguardavano molto seriamente la struttura
del fabbricato.
La relazione tecnica
presentataci dalla Provincia non lasciava dubbi. I rischi erano molto elevati
ed era dunque necessario trovare una nuova collocazione per il Liceo.
Si trattava di
governare da subito una grave emergenza. Si decise di comunicare, da lì a pochi
giorni, il problema alla dirigenza scolastica, agli alunni, alle famiglie e ai
cittadini. L’anno scolastico
volgeva al termine. Ai primi di giugno la grave situazione fu resa nota.
Nello studiare le
possibili localizzazioni del Liceo,
l’Amministrazione comunale propose alla Provincia la migliore soluzione: nuovi locali nel neonato
Interporto a San Donato. Era infatti disponibile
una struttura che avrebbe dovuto ospitare uffici in quell’area che aveva una destinazione “direzionale”.
La struttura era :
- Subito utilizzabile, essendo nuova e non ancora occupata;
- Facilmente riconvertibile per ospitare aule, uffici e laboratori;
- L’unica soluzione che garantiva ti tenere assieme tutte le classi del Liceo (chi sa di scuola capisce bene quanto sia indispensabile per garantire la qualità della didattica e i momenti relazionali tra insegnanti e alunni delle varie classi)
- Subito utilizzabile, essendo nuova e non ancora occupata;
- Facilmente riconvertibile per ospitare aule, uffici e laboratori;
- L’unica soluzione che garantiva ti tenere assieme tutte le classi del Liceo (chi sa di scuola capisce bene quanto sia indispensabile per garantire la qualità della didattica e i momenti relazionali tra insegnanti e alunni delle varie classi)
L’ Amministrazione Provinciale decise che quella sarebbe stata,
da settembre, la sede del Liceo, e trovò
subito un accordo col proprietario dell’immobile.
Iniziarono i lavori.
Lo sforzo fu enorme, frutto di una collaborazione tra Provincia, Comune e
proprietario. Per i primi di settembre era tutto pronto e l’anno scolastico
iniziò regolarmente, senza perdere un’ora di lezione. Furono garantiti, fin dal primo giorno di
scuola, i servizi di trasporto pubblico locale che vedevano modificate notevolmente le linee (c’era da garantire il
trasporto per gli alunni dell’ITC e del Pedagogico a San Miniato e del Marconi
a San Donato).
Superata la prima emergenza,
si iniziò a ragionare sul “futuro”. Convenimmo
che la soluzione trovata era una buona soluzione, ma doveva essere considerata
provvisoria, anche se per un periodo, non breve, di alcuni anni.
E’ bene ricordare
anche, a chi oggi afferma che la “ricostruzione non è mai stata supportata da
accordi”, che, superata l’emergenza, la
Provincia e il Comune sottoscrissero un protocollo a firma Frosini e Pieroni. La sottoscrizione avvenne, come documentato nella recente mostra
di palazzo Grifoni, ai primi di gennaio
del 2009. Con ciò le
Amministrazioni si impegnavano, ognuna per le proprie competenze, a realizzare un nuovo edificio, al posto del
vecchio, in via Catena, che potesse ospitare il Liceo Marconi e il
Liceo Carducci (allora come oggi a Santa
Chiara), a completamento del polo scolastico che comprende già l’ITC e
la Scuola Normale Superiore. Per consolidare
l’offerta formativa e riaffermare la
vocazione della città di San Miniato come sede di Istruzione superiore del
nostro territorio, in coerenza con quanto previsto dal nuovo PRG del Comune di
San Miniato.
Intanto la Provincia
decideva per l’acquisto dei locali di San Donato perché per un Ente pubblico
era più conveniente, per ragioni di bilancio (vedi il patto di stabilità),
sopportare un investimento piuttosto che un affitto per lunghi anni. Ma ribadendo
l’impegno a ricostruire il Liceo in via Catena con l’obiettivo di rivendere, in
futuro, l’immobile di San Donato.
Finisce il mandato amministrativo
2004-2009. Alle nuove Amministrazioni, con Gabbanini sindaco e Pieroni riconfermato
presidente, il compito di portare avanti la questione. Dopo quattro anni
scolastici, possiamo dire che i locali
di San Donato si sono rivelati adeguati. Io stesso posso testimoniarlo perché,
terminato il mio secondo mandato da Sindaco, sono rientrato a insegnare al Liceo Marconi dal
giugno 2009.
In quei locali è garantita la sicurezza, essendo stati costruiti con criteri antisimici.
Le aule sono sufficientemente grandi da poter ospitare senza problemi anche
classi numerosissime come (hainoi) prevede la riforma Gelmini. E’ dotata
di moderni laboratori. Gli impianti di
riscaldamento e raffreddamento rendono vivibili tutti i locali.
Ma le ragioni del protocollo e gli impegni assunti rimangono
validi:
- A
San Donato siamo fuori da un contesto urbano, che rimane un punto di
forza per le Scuole secondarie superiori;
- E' necessario rafforzare il polo scolastico di via Catena, visto
l’investimento fatto dalla provincia sull’ITC,
ricostruendo lì il Liceo, in un’area che è di proprietà della Provincia.
Per questo occorre l’impegno di tutte le Istituzioni. Il ruolo del Comune di San Miniato è fondamentale
in un confronto serio con le altre Amministrazioni comunali della Zona e con la
Provincia.
Angelo
Frosini
ora sotto a chi tocca
RispondiEliminaMi sorge spontanea una domanda: di chi era la proprietà dell'edificio di San Donato? Grazie. Massimiliano Chelli
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaGent.mo Sig. Gino,
Eliminacome specificato in più di un'occasione, non si accettano commenti anonimi in questo blog. Questo per promuovere una discussione pacata e trasparente, un po' come funziona durante l'assemblea della Consulta, quando una persona prende la parola e tutti sanno chi è. Le diamo 2-3 giorni di tempo per firmarsi nella forma completa e in caso negativo, saremo costretti a cancellare il suo commento.
Il Coordinatore
Mario Desideri
Nella pianura c'è molto da fare per ricomporla e renderla vivibile, dopo il suo convulso processo di crescita che ha trascurato tanti valori. Del rapporto collina e pianura sarebbe bene parlare di più confrontandosi serenamente anche tra le consulte dei vari centri urbani del comune.
RispondiElimina1.Per me il discorso di anonimo (Gino) non dovrebbe essere cancellato, in quanto lancia un'idea positiva sulla possibile utilizzazione del vecchio stabile che ospitava il Liceo (in caso di un suo definitivo non rientro). La destinazione dell'edificio che ha ospitato il Liceo Marconi, come spazio pubblico, nella direzione culturale (mostre, conferenze, concerti....), potrebbe essere un'ottima utilizzazione di un bene pubblico di tutti, vista la propensione che San Miniato ha come centro culturale.
RispondiEliminaQuali valori ha trascurato il convulso processo di crescita nelle pianure? Le frazioni, da S.Miniato basso a Ponte a Egola, alla Scala hanno goduto di importanti opere di riqualificazione.
Qui, ora, è da discutere il problema principe, che sta alla base di tutte le altre iniziative e rilanci; problema fondamentale e spinoso, che a mio parere, è, oltre al Liceo, il raddoppio del parcheggio del Cencione a San Miniato. Ad essere generici si rischia di perdere di vista la priorità attuale per San Miniato (città), in quanto il parcheggio, viene prima di tutto, e senza di questo, a parte i simpatici eventi, san Miniato non si ripopola e muore invasa da automobili in doppia fila a far commissioni. Senza dimenticare che manca anche attenzione al controllo delle automobili in sosta, e alla loro velocità in orari in cui san Miniato è deserta. L'altra sera tornando a piedi dal Liceo fino a S.Miniato alle una di notte mi vedo sfrecciare le auto che dalla discesa della Nunziatina, come per sollievo, danno giù di acceleratore, arrivando a S.Chiara a 100 all'ora... .
A parte il controllo delle perenni auto in sosta in Via 4 Novembre, che manca, e della velocità nel centro storico nelle ore deserte, che manca (e che sarebbe subito risolvibile) ritorno al problema cruciale.
Proprio recentemente il Comune ha fatto una buona proposta di riqualificazione di p.zza del Popolo, ma sappiamo che ciò è imprescindibile dal raddoppio del parcheggio del Cencione. E allora che senso ha la proposta, se è inattuabile, per perdita posti auto? Ora, il parcheggio per San Miniato è un opera fondamentale e di vitale importanza per i cittadini (che sono i primi soggetti interessati), i commercianti, i visitatori, la vivibilità, e mi sembra che si siano lasciati scorrere troppi anni inutilmente stando dietro agli impegni presi e non mantenuti dal soggetto che avrebbe dovuto adempiere: il Consorzio Etruria. Vedo e leggo questo sui giornali, quindi non dico nulla di nuovo; tutti cercano chiarimenti. A me la cosa sembra paradossale, proprio per la sua semplicità (ma a questo punto c’è qualcosa nel mezzo che se ne frega dei cittadini): il Consorsio Etruria, in contropartita alle sue obbligazioni ha già avuto importanti benefici, e non adempie! Allora noi cittadini, dovremo sapere cosa sta succedendo (dato che i soldi spesi sono nostri, e che l'interesse al parcheggio è nostro e non del Consorzio o di questo o quel politico); con la scusa che il Consorzio non adempie, il Comune rimane ingessato senza un vitale parcheggio per decenni? C'è chi dice che il Consorzio non ha i soldi, quindi, se non farà mai il parcheggio, deve pagare la Comunità ad un inadempimento altrui? La cosa mi sembra intollerabile, e la soluzione c'è; non si può aspettare. o il Consorzio inizia i lavori domani o il comune lo diffida formalmente dandogli un termine. Dopodichè, o il Comune risolve il contratto, blocca i pagamenti e i benefici al Consorzio (soldi che vanno persi) e poi, naturalmente farà causa al Consorzio stesso per la restituzione/risoluzione dei pagamenti e benefici fatti, risarcimento danni, e inevitabilmente tutte le possibili AZIONI REVOCATORIE del caso, tese al recupero dei beni passati dal Consorzio in altre mani compiacenti e responsabili.
Quindi, confidando nel fatto di cessare i pagamenti al Consorzio Etruria (SOLDI PERSI), e nel recupero dei denaro versato, il Comune deve fare il raddoppio del Cencione autonomamente con altri mezzi, trovando altri fondi (per es. fondi francigena - abbinando il cencione alla riqualificazione di P.zza del Popolo). IL PROGETTO già c'è, e questa incredibile odissea del Consorzio Etruria, a cui si da la colpa, per non fare nulla, sta mettendo in seria difficoltà tutta la cittadinanza. Chiedo alla Consulta e ai cittadini di sollecitare il Comune, tramite l'invio di email, la firma della petizione pubblica on-line, per una veloce soluzione del caso, come sopra specificato: o una strada o l'altra - o adempie o non adempie. Mi sembra che si sia arrivati ad un momento storico in cui tutti sanno che c'è qualche interesse particolare da tutelare a scapito della cittadinanza; vorrei che il Comune smentisca questo dubbio, o abbandoni gli interessi particolari a se stessi. Per cui, dato il ritrovato interesse dei cittadini per i PROPRI BENI COMUNI, data la sfiducia verso la politica, occorre ritrovare la chiarezza tra istituzioni, cittadini e gestione di fondi e beni comuni. Occorre che tutti partecipino attivamente, altrimenti, poi non ci dobbiamo lamentare, o farci la guerra tra noi stessi, per il mezzo di manipolazioni giornalistiche del pensiero espresso da questo o quel commerciante, da questo o quel Consigliere, articoli sensazionalistici del tipo: il Comune sospende la rata al Consorzio inadempiente. E noi che ci si guadagna, a noi che cambia? Oppure leggiamo cose non vere: Il Comune tiene i giardini sporchi (cosa non vera). Vorremo poter leggere, quando e se sarà: Il Comune risolve il contratto col Consorzio Etruria, sospende per sempre pagamenti e benefici, chiede i danni, e stipula nuovo contratto con altra impresa. Qual'è il bene comune? A questo punto, prima di tutto, la chiarezza... di e da tutte le parti.
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